Come da tradizione, la terza domenica di Avvento, quest'anno il 15 dicembre, si svolgerà in tutte le parrocchie della diocesi la raccolta di offerte destinate alle opere di carità della diocesi attraverso la Caritas Diocesana.
Custodire. Verbo impegnativo attribuito a San Giuseppe, che richiama sogni, visioni, uomini cattivi, circostanze avverse, ma anche un amore più grande, un asinello, una greppia.
Verbo impegnativo attribuito a Dio – “Non si addormenta, non prende sonno il custode d’Israele, canta il Salmista –, che di volta in volta invia i suoi rappresentanti a rappresentarlo nella custodia: Adamo ed Eva, custodi del creato; Mosé e i giudici, custodi del popolo; Rut custode di Noemi; Gionata custode di Davide; Giuseppe e Maria, custodi di Gesù, Anania, custode di Paolo.
Le Scritture sono piene di custodi, fino ad arrivare a quella domanda “Custos, quid de nocte?” (“Sentinella, quanto manca perché la notte si faccia giorno?”).
Quanto manca perché le nostre notti siano irradiate dalla Luce che non tramonta, dalla Luce per illuminare le genti, il Sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte?
Sì, intuiamo che non è solo il tempo dell’Avvento, ma tutta la nostra storia a richiedere che diventiamo custodi gli uni degli altri, per contrastare quell’impeto omicida e individualista che prese Caino di fronte alla domanda: “Dov’è tuo fratello?” “Sono forse io il custode di mio fratello?”.
Custodi perché fatti prossimo dell’altro, del malcapitato, del derelitto, del solitario, di colui o colei che non ha più nulla da perdere.
Custodi, cioè responsabili gli uni degli altri, capaci di dare risposte, limitate certo, non esaustive, ma segno della presenza e della custodia di Dio nella vita degli altri.
Chiamati a diventare custodi, non semplicemente “volontari” o “operatori”, ma attenti all’altro perché mio fratello, mia sorella, non solo un assistito o un utente.
E allora la vera novità del Natale è già qui: “Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse Dio”: imparare da lui, dal suo stile di custodia, di pazienza, di significanza nella vita dell’altro…
Con questo spirito le collette raccolte domenica 15 dicembre, terza di Avvento, sono destinate alle opere di carità della Diocesi, attraverso la Caritas Diocesana, perché tutti i credenti possano sentirsi parte della custodia di Dio verso i fratelli che soffrono e sono in difficoltà e ristrettezza.
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